In tempo di rientro dalle ferie, è facile imbattersi nelle due grandi categorie di persone che compongono il popolo delle vacanze.
I turisti e i viaggiatori.
Due generi opposti. Due insiemi antitetici. Due specie incompatibili.
La differenza tra un turista e un viaggiatore la fa (anche) l’arrivo in aeroporto.
In genere, al rientro, il turista esibisce un’abbronzatura da invidia: una doratura uniforme che rende la sua pelle liscia come un piano in legno laccato.
Bello, il turista al rientro, disteso da settimane di relax in cui l’unico pensiero è stato quello della borsa da mare: in aereoporto, sfodera il suo sorriso migliore, quasi non vedesse l’ora di tornare, e la sua chioma è lucida, folta e ordinata come fosse appena uscito dal parrucchiere di lusso.
Si fa notare, il turista al rientro, vestito con i migliori capi comodi e bianchi della valigia e agghindato con i più commercialmente tradizionali ninnoli del luogo: un cappello di bambù, una collana di pietre, un disegno fatto ad henné.
Il viaggiatore no.
Il viaggiatore rientra in patria dalla porta degli arrivi in aereoporto con lo sguardo di chi vorrebbe gia dirigersi alle partenze, la pelle di chi, da tempo, non sa cosa sia un sapone di qualita e una buona crema idratante, la barba lunga e i capelli secchi e arruffati.
E i suoi vestiti, pf.. pratici se non sbrandellati, non esaltano certo la silhouette imposta dai ristori di fortuna.
È sconvolto e malinconico, il viaggiatore da rientro.
È ricco e innamorato. Il corpo provato dall’andare e l’anima rinsavita dallo scoprire.
Tra le occhiaie di chi ha dormito qua e la, ha gli occhi pieni e il cuore aperto.
E un bagaglio di attimi ed emozioni che lo accompagneranno fino alla prossima partenza.
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