Templi di equilibrio e meraviglia
Si respira odore di incenso. S’odono canti monotòni.
Un bagliore ammalia la vista.
Le luci s’infrangono sull’oro che è ovunque.
Sa di riti antichi, quasi di setta, questa preghiera dal sapore di mistero, chiusa dal rimbombo cupo dell’ultimo gong.
La cerimonia è finita.
Tornano a gesti comuni, i monaci dalle vesti tradizionali. Giovani d’oggi dal credo di ieri.
Camminano con i loro strani calzari, tra le strette vie dei templi che sono opere d’arte.
Il sole ne disegna l’ombra sui legni, sulla sabbia, sui ciottoli. Eccola lì, illuminata dal sole, la loro anima fuori dal corpo. Si muove impalpabile. E conserva arcane culture e scibile ignoto.
Siedo sul pontile in legno scuro, mentre ammiro la sua sagoma allontanarsi, evanescente come una farfalla, impenetrabile come un forziere.
Le gambe incrociate, gli occhi chiusi, i polmoni aperti, per raccogliere a pieno le emozioni di questo ambiente al contempo maestoso e intimo.
Di tanto in tanto, le sparute nuvole concendono un alito di vento. Spostano i capelli, asciugano per un attimo la fronte imperlata dall’afa.
Il caldo sembra offrire una tregua, oltre l’ingresso di questi luoghi sospesi e perfetti. È assopito.
Si trova qui la quiete dell’Eden. La natura ideale di ordinate chiome e tortuosi fusti. Equilibrio supremo.
I colori saturi delle pagode geometriche. Gioielli preziosi che compaiono qua e là, custodite nello scrigno smeraldo delle piante dalla linea perfetta.
Segui il sentiero, pronto a lasciarti incantare, ed ecco che, d’improvviso, la meraviglia si svela.
Acuto e puerile, il suono di campanelli. Dolce come un confetto, ti disegna un sorriso beato.
Accompagnate dal vento, danzano le pergamene, sulle note di un silenzio irreale. Allontanano i pensieri.
Apprendi la calma e respiri la pace a pieni polmoni, tra gli spazi senza tempo dei templi in Giappone.
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