The 9/11 Memorial, petali di dolore e cascate senza fine
Emozione ineffabile, quella che ti coglie quando attraversi la strada e ti trovi nello spazio solenne del World Trade Center di New York.
Non c’entra la religione. Va al di là delle ragioni.
Le parole vengono meno. Il silenzio si avverte nell’aria, e contrastarlo è impossibile.
A dare voce a una commozione che non ha nome, lo scroscio incessante e drammatico delle immense cascate artificiali del Memoriale.
Un piangere senza sosta, quello dell’acqua che non smette di scorrere. Un non-senso angoscioso, quello rappresentato dalle piscine centrali che paiono immensi imbuti senza mai fine.
Senso di Morte addolcito dal garbo di petali bianchi poggiati sul grigio della pietra lucente, dove – nome dopo nome – riecheggia la tragedia.
Il dramma si riflette, amplificando un dolore che punge la pelle come fatto di aghi roventi.
Il marmo e gli specchi. Gli alberi nudi e il cielo terso e denso.
E quegli aeroplani che volano accanto alla smisurata struttura.
Piccoli come uccellini.
Asettica come una gabbia.
Surreale, segurli tagliare le nuvole di un cielo disteso, che ha visto infiammarsi d’inferno ogni cellula di questa città inarrestabile. Si è fermata, Allora, New York.
Si ferma, ora, il respiro. Si fa lento, il passo. Si atrofizza, la mente.
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