Il deserto oltre le grate

Egitto ignoto e seducente, tra le dune sgualdrine del vento

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Essere chiusa nel resort di un Paese straniero mi fa sentire come in prigione. Che paesaggio si aprirebbe, oltre quelle dune? Che cultura incontrerei, oltrepassato quel cancello? Che suoni, che odori, che abitudini si svelerebbero, al di là degli artifizi di un villaggio dai ritmi che conosco già?
Spalmata di crema sul lettino di un villaggio di lusso, m’immagino camminare nella sabbia di un deserto muto, solitario e spaventoso, lasciarmi confondere da colline di sabbia che mutano al soffiare del vento, lasciarmi sorprendere da incontri inaspettati e da storie sconosciute, lasciarmi incantare da raggi che bruciano angoli tondi di dossi roventi in eterno divenire, dolci montagne mai ferme, deserto sempre nuovo.

Basta poco, per assaporare nella pancia l’angoscia della solitudine e la violenza senza credo di un deserto, mentre, all’ora del tramonto, il sole si affretta a nascondersi dietro le dune e io cammino tra la sabbia, incantata da questa distesa di niente che è il deserto.
L’orizzonte morbido delle colline è interrotto solo dal profilo nero di una struttura forse abitata, forse animata. La risacca spezza l’ululato del vento, mentre i paguri, svelti, si ritirano nei loro gusci, tra i fori sinistri lasciati dai serpenti nella sabbia oltre il resort a ricordare che niente si può, contro la natura sovrana.

Oltrepassate queste grate dorate, immagino La Vita. Incredibile e ignota. M’immagino masticare, tra i denti, granelli salati, e domare capelli incastrati dal vento; M’immagino provare la paura dell’ignoto, seducente e irresistibile, e sentire gli abiti spochi e l’anima viva. M’immagino il Viaggio, oltre queste grate dorate.

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